Description
[A RARE WOODS INLAID AND VENEERED SECRÈTAIRE, GIUSEPPE MAGGIOLINI, LOMBARDY, 1798]
cm 179x124x53,5
poggia su quattro zampe a spola, su sferette, che si collegano al corpo con basse volute. La fronte è inquadrata verticalmente a tutta altezza da candelabre su fondo chiaro; orizzontalmente è spartito in due pannelli inferiori corrispondenti alle ante, ciascuna con un tondo intarsiato con motivi di doppie cornucopie annodate e ricolme di fiori, chiuse in una mandorla che lascia spazi agli angoli per spicchi con piccoli tralci. Il motivo si ribalta orizzontalmente e si amplia sulla calatoia posta superiormente, centrata da un ovale con una figura muliebre tra due riserve con tralci d'acanto e spicchi angolari analoghi a quelli inferiori. Un cassetto la sormonta, decorato da un motivo di girali che sorgono dal busto di due putti con ghirlande nelle mani, i fianchi sono bipartiti da pannelli con ulteriori girali dipartentisi da vasi, una greca corre nel margine inferiore; una lieve modanatura accompagnata da registri di foglie su quello superiore, sostituzioni all'interno
NOTE
Bibliografia:
Mostra commemorativa di Giuseppe Maggiolini, Milano, 1938, tav. 39, cat. 82.
G. Morazzoni, Il mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Milano, 1957, tav. XXXII.
A. Ottino Della Chiesa, "Giuseppe Maggiolini" in Arte Figurativa Antica e Moderna, VII, 1959, n.5, ill. a p.41.
G. Beretti, Giuseppe e Carlo Francesco Maggiolini. L'officina del Neoclassicismo, Milano, 1994, fig. 197.
G. Beretti, Laboratorio. Contributi alla storia del mobile neoclassico milanese, Milano, 2005, pp.80-89.
Provenienza:
Conti Melzi, Milano
La genesi stilistica di questo eccezionale secrétaire di Giuseppe Maggiolini è stata di recente ricostruita da Giuseppe Beretti (2005) illustrando quello che è certamente il pendant del nostro mobile e che fu presentato qualche tempo fa in questa stessa sede (Sotheby's, Milano, 1 dicembre 1999, lot. 786). Alla base del programma decorativo di questi due arredi, infatti, sono un gruppo di fogli facenti parte del grande fondo grafico proveniente dalla bottega dei Maggiolini, oggi custodita nel Gabinetto dei Disegni delle Civiche Raccolte d'Arte di Milano. Il foglio in questione (Inv. B, Coll. 442) raffigura il motivo delle due cornucopie intrecciate e annodate da un nastro svolazzante (fig. 1) che ritroviamo eseguito a tarsia sul secrétaire due volte, in corrispondenza di ciascuno degli sportelli inferiori: il disegno, pur non rappresentando le corolle che fuoriescono (aggiunte tramite altri progetti grafici) reca inferiormente una scritta: 4 Ante abas.° Segr.re 2 Melzi 98, che può essere facilmente sciolta come l'indicazione di quattro ante per la parte bassa di due secrétaires per i Melzi, eseguiti nel 1798. I due mobili in questione, quello oggi presentato e quello comparso nel 1999, presentano infatti ripetuto quattro volte il motivo della doppia cornucopia allacciata. Stabilita una data di esecuzione, il 1798, e una committenza, quella della famiglia Melzi, altre precisazioni grafiche illustrano l'esecuzione di questo magistrale repertorio di ornato a tarsia. Sulla del secrétaire apparso nel 1991 era raffigurata una donna con un vaso in una mano e un calice nell'altra, la testa coronata di fiori, in un moto leggero quasi di danza. Veniva interpretata come la raffigurazione dell'Allegrezza e un disegno, sempre del Fondo Maggiolini, (Beretti, op. cit. 2005, fig. a p. 82) ne corrobora la genesi: il foglio, delicatamente tratteggiato a penna, porta la scritta Apiani inv. Cantaluppi F. Agli stessi autori, Andrea Appiani come ideatore e Carlo Cantaluppi come trascrittore grafico, potrà essere anche attribuito il progetto grafico della Liberalità che centra la mandorla sul nostro esemplare (illustrato da A. Ottino Della Chiesa op. cit.) custodito nello stesso Fondo Maggiolini (Inv. C, Coll 26-27). In entrambi i casi Appiani si era appoggiato ai suggerimenti offerti dal celeberrimo volume di Cesare Ripa, Iconologia, comparso nella prima edizione illustrata nel 1603 (con immagini desunte in gran parte dal Cavalier d'Arpino) ma ristampata e ampliata per quasi due secoli fino alla monumentale edizione perugina del 1764-67, edizione a cui l'Appiani avrà fatto plausibilmente ricorso. Ripa offriva ben tre possibilità per la raffigurazione della Liberalità e il nostro pittore sembra aver scelto e adattato la terza, quella in cui essa appare come una giovinetta di faccia allegra, & riccamente vestita, con la sinistra mano tenga appoggiato al sinistro fianco un bacile pieno di gemme, e di monete d'oro, delle quali con l'altra mano habbia preso un gran pugno, & le sparga....
Ulteriori progetti cartacei del Fondo Maggiolini possono essere relazionati con la nostra opera e con la sua compagna: i fregi vegetali negli spicchi, i motivi dei cespi d'acanto, trovano tutti i rispettivi corrispondenti grafici e compaiono su alcuni mobili del Maggiolini noti. In particolare va segnalato il fregio sul cassetto superiore coi delicati girali che nascono dal busto di putti voltati di spalle, esattamente descritto a penna (Inv. A, Coll. 350, Beretti 2005, p. 86) adoperato da Maggiolini su un mobile d'angolo e su una consolle del Palazzo Reale di Genova.
La destinazione alla famiglia Melzi riporta ad uno dei nomi che più favorirono l'ebanista, quello del Vice Presidente della Repubblica Cisalpina: in realtà sembra che il nostro secrétaire e il suo compagno, divisi in due collezioni diverse ma entrambi derivanti dai Melzi, come segnala Beretti, siano stati proprietà di Carlo, del ramo primogenito dei Conti Melzi di Cusago (1758-1822).
Giuseppe Maggiolini (1738-1814) nacque a Parabiago. Falegname della locale abbazia cistercense di S. Ambrogio della Vittoria, fu scoperto secondo la tradizione, da Giuseppe Levati e dal Marchese Litta che lo introdussero alla clientela aristocratica di Milano. Chiamato, nella seconda metà degli anni settanta del Settecento per i lavori di Palazzo Reale a Milano e della Villa Reale a Monza, in breve tempo fu nominato "intarsiatore della LL.AA.RR." dall'Arciduca Ferdinando, figlio del prediletto di Maria Teresa, e sposo di Beatrice d'Este, suo protettore e committente. Attivo anche sotto il dominio francese ebbe in Francesco Melzi d'Eril, vicepresidente della Repubblica Cisalpina, un'importante mecenate.