Lot 323: Mariotto di Nardo Attivo a Firenze 1394-1424 , Madonna col Bambino in trono e angeli, San Giacomo Maggiore, San Giovanni Battista, Sant'Andrea e San Bernardo; Re David, Mosè; Annunciazione, Cristo benedicente; Donatore, Bernardo di Tommaso
la predella in cornice originale, il rimanente del polittico in cornice del secolo XIX , recante iscrizione tratta dall'originale: QUESTA TAVOLA HA FATTO FARE. BERNARDO DI TOMASO DISERISTORIO. PERIMEDIO / DELANIMASUA. EDESUOIANTICESORI. ANNIDOMINI. M.CCCC.XXIIII. DIDICARRE olio su tavola, fondo oro, polittico oil on panel, gold ground, a polyptych
Dimensions
measurements note polittico 315 x 275 cm., predella 38 x 278 cm.
Firenze, Circolo Borghese e della Stampa, Mostra dei Tesori Segreti delle Case Fiorentine , 11 Giugno-11 Luglio 1960, cat. n. 8.
Literature
O. Sirén, "Di alcuni pittori fiorentini che subirono l'influenza di Lorenzo Monaco", L'Arte, 1904, pp. 340-341 (come Lorenzo di Niccolò); O. Sirén, "Gli affreschi nel Paradiso degli Alberi, Lorenzo di Niccolò e Mariotto di Nardo", L'Arte, 1908, p. 194; A. Venturi, Storia dell'Arte Italiana, vol. VII, 1°, 1910, p. 25, nota 2; B. Khvoshinsky e M. Salmi, I pittori toscani dal XIII al XIV secolo, Roma 1914, vol. II, p. 61; R. Van Marle, The Development of the Italian Schools of Paintings, vol. VIII, 1927, p. 218; Mostra dei Tesori Segreti delle Case Fiorentine, catalogo della mostra, Firenze, 11 Giugno-11 Luglio 1960, Firenze 1960, cat. n. 8. B. Berenson, Italian Pictures of the Reinassance, Florentine School, 1963, vol I, p. 131; M. Boskovits, Pittura Fiorentina alla vigilia del Rinascimento, 1975, p. 394; R. Fremantle, Florentine Gothic Painters, Londra 1975, p. 451, illustrato figg. 936, 937, 938; Sotheby's, Catalogo Asta Palazzo Serristori, Firenze, 9-16 Maggio 1977, lotto 28.
Provenance
Chiesa di San Francesco, Cappella Serristori, Figline Valdarno; Palazzo Serristori, Firenze;
Notes
Si prega di notare che questo lotto è stato notificato con D.M. del 20/8/1956 ed è stato dichiarato di eccezionale interesse artistico. Questo lotto non può essere esportato dall'Italia.Please note that this lot has been "notified" with a Ministerial Decree dated 20/8/1956. The Ministry has declared its importance in the context of the Italian cultural patrimony. The lot cannot be exported outside Italy. pannello centrale: la Vergine in trono col Bambino adorati da sei angeli, di cui uno con un'arpa e uno con un libro, cuspide centrale: Cristo benedicente, seduto a tutta figura, pannello sinistro: San Giacomo Maggiore e San Giovanni Battista, entrambi a figura intera, quadrifoglio sinistro: il Re David, cuspide sinistra: l'Angelo dell'Annunciazione, pannello destro: San Andrea e San Bernardo, entrambi a figura intera, quadrifoglio destro: Mosè, cuspide destra: la Vergine Annunziata, predella, da sinistra a destra: figura inginocchiata donatore, Bernardo di Tommaso Serristori, in mantello scarlatto, la Decapitazione di San Giacomo e un altro santo, il Battesimo di Cristo, l'Adorazione dei Magi e l'Annunciazione ai pastori, il Martirio di San Andrea, la Visione di San Bernardo, donatrice.
Di fondamentale importanza nel percorso artistico di Mariotto di Nardo, il dipinto è stato eseguito nel 1424 per la Cappella Serristori nella chiesa di San Francesco, a Figline Valdarno, ed è stato commissionato da Bernardo di Tommaso Serristori, il cui ritratto è visibile nella predella che ancora accompagna il quadro. La cornice ottocentesca riproduce verosimilmente quella originale riportandone anche l'iscrizione che ricorda la committenza dell'opera e che è documentata in un manoscritto nella Biblioteca Oliveriana di Pesaro del secolo XVII (Biblioteca Oliveriana di Pesaro, Ms. 1687, Fs. 330-34). L'opera è un raro polittico conservatosi integralmente in ogni sua parte, forse uno degli ultimi esempi giunti fino a noi in mani private delle monumentali pale d'altare che testimoniano nei preziosi fondi oro e nelle articolate composizioni lo spirito della ricca e raffinata cultura del Quattrocento fiorentino. Il dipinto è stato esposto nel 1960 a Firenze, in occasione della Mostra dei tesori segreti delle case fiorentine, ed è catalogata nei fondamentali repertori d'arte toscana del Quattrocento di Bernard Berenson e di Miklos Boskovits. Il dipinto era già noto all'inizio del secolo scorso a Osvald Siren, che lo cita in due articoli apparsi sulla rivista 'L'Arte', rispettivamente nel 1904 e nel 1908. Nel primo lo riferiva erroneamente a Lorenzo di Niccolò, mentre nel secondo si trova già la corretta attribuzione a Mariotto di Nardo, che da quel momento non è più stata messa in discussione dalla critica. Successivamente è stato menzionato anche nella monumentale Storia dell'Arte Italiana di Adolfo Venturi. L'imponente polittico si colloca nella fase tarda dell'attività di Mariotto, del quale si hanno notizie a partire dal 1394. L'opera risente dell'influenza di Lorenzo Monaco e, più in generale, degli stilemi del gotico cortese. Il pittore seppe aggiornarsi sulle novità che stavano attraversando la pittura fiorentina da circa un decennio, ma dal dipinto traspare in maniera inequivocabile anche la sua solida formazione tardo trecentesca, riconducibile ai modi di Jacopo di Cione, Niccolò di Pietro Gerini, Andrea Orcagna e Spinello Aretino. Se, da un lato, la struttura compositiva si inserisce in schemi tradizionali, la fattura dell'opera è di notevole qualità e mostra una grande cura nell'esecuzione di ogni dettaglio. Il cromatismo squillante, in cui risaltano raffinati passaggi tonali con svariate gamme di verde, di rosa e di rosso, viene enfatizzato dal contrasto con il fondo oro, in buono stato di conservazione. Mariotto fa esibizione di virtuosismo nella meticolosa descrizione dei panneggi e nella ricca decorazione del drappo che si staglia alle spalle della Madonna. La linea, di gusto squisitamente goticheggiante, danza sinuosa seguendo percorsi tortuosi e definisce i contorni delle figure. La gestualità accostante della Vergine, del Bambino e degli angioletti che si vedono nella pala centrale del polittico, rompe la staticità dell'immagine e conferisce un certo movimento alla scena. Sebbene si conosca un nucleo consistente di opere che si scalano tra l'ultimo decennio del Trecento e il 1424, anno in cui l'artista morì, la figura di Mariotto di Nardo attende ancora le dovute attenzioni da parte della critica e la corretta collocazione nel panorama artistico fiorentino del primo quarto del XV secolo. Boskovits riferisce che Mariotto lavorò brevemente a Perugia e Pesaro, oltre che nel capoluogo toscano, e ritiene che, con ogni probabilità, si formò nella bottega di Ambrogio di Baldese, che nel corso della sua attività collaborò assiduamente con Niccolò di Pietro Gerini. L'autorevole studioso, inoltre, ravvisa nei modi del pittore una sensibile influenza dai miniatori dell'Officina di Santa Maria degli Angeli e da alcuni scultori del cantiere di Santa Maria del Fiore.
Il polittico fu restaurato intorno al 1880 per il conte Alfredo Serristori dal professor Tricca. La predella invece nel 1904, per ordine del conte Umberto Serristori, dal professor Cavenaghi, che aggiunse l'immagine della donatrice.