Lot 19: Cesare Tallone , (Savona 1853 - Milano 1919) bambina. ritratto della figlia maria olio su tela

firmato in basso a destra CTallone olio su tela

cm 66.5 x 48

Alessandria, Pinacoteca Civica, Mostra degli artisti alessandrini dell'Ottocento, 1940, sala IV, pag. 12, n. 75 (intitolato "Bambina")

Collezione Nicola Carraro, Milano

Eseguito nel 1885 circa

L'opera è stata archiviata presso l'Archivio Generale delle opere di Cesare Tallone a cura di Gigliola Tallone, il 22 ottobre 2008, con il n. 0020.
Cesare Tallone ritrae la figlia Maria Vittoria Cesarina, nata a Milano il 13 novembre 1879, dalla relazione con Paolina Bellati, quando era al termine degli studi all'Accademia di Brera. Il ritratto è poco noto al largo pubblico perché non apparve riprodotto sul catalogo della mostra alessandrina del 1940. Più noto un altro ritratto della piccola Maria "La bambina convalescente", dove tiene tra le mani una bambolina, riprodotto in catalogo e riportato anche nel Bignami -Caversazzi del 1922, pag. 68 bis e nella monografia del Somarè, 1945, tav.7. Poiché l'età apparente non supera i cinque o sei anni, il ritratto va datato 1885 circa, la stessa data del noto ritratto del fratello Enea, nato il 1876, nei "I due cugini" della Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza. Tallone era probabilmente già vincitore della Cattedra di Pittura e Nudo alla Carrara di Bergamo (14 marzo 1885) o in procinto di esserlo. Salito alla ribalta della notorietà col successo incondizionato del Ritratto del signor Bernasconi Luigi, all'Esposizione nazionale e internazionale di Roma del 1883, acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione, Tallone conferma poi nelle mostre di Torino e Milano la sua brillante carriera. Nel catalogo ufficiale di Roma, Primo Levi mette in risalto l'originalità di Tallone. Vale la pena di riportare un brano di quella critica, che si lega anche col ritratto della figlia Maria "... Tallone ha di Cremona compreso lo spirito, e ne raggiunge completamente lo scopo, pur gettando l'impronta di una potente originalità, in un'opera che, come disegno e come colore, come espressione personale e come novità artistica, è destinata a far epoca...". Si dimentica spesso che Tallone, parallelamente agli studi accademici - riconosciuto dal suo maestro Bertini tra i migliori allievi ch'avesse mai avuto - frequentava la Famiglia Artistica, frequentata anche dal Cremona, dal Grandi e dal Ranzoni, e che dal 1876, ancora studente, Tallone aveva già raggiunto un'originale compiutezza formale, cui si aggiunge l'arricchimento di modelli, come l'eleganza della pittura inglese, dalla frequentazione romana del Sargent e altri pittori suoi coinquilini. Questo ritratto rivela come Tallone voglia condurre l'occhio dello spettatore esattamente dove vuole, così come nella visione ottica del reale, focalizzando l'attenzione in quel punto di colore della spilla d'oro rotonda che chiude il cappottino rosso bordato di pelliccia. É quella la luce - colore che come un diapason accorda la figura e lo sfondo con effetto dinamico, sfregando con un azzardo modernissimo l'eccedenza del colore usato per la figura. "Pulisco i pennelli sullo sfondo" diceva Tallone. Risaltano vivi gli occhi scuri della bambina, lasciando il resto quasi sfuocato, nel volto, nelle mani appena abbozzate che sembrano tenere il cappellino di una bambola, col risultato di straordinaria naturalezza, che sottende però potenza pittorica e d'impaginazione. Il ritratto talloniano, anticelebrativo per eccellenza, e questo di Maria ne è un esempio, è opera di pura pittura, cui si somma la sorprendente profondità psicologica e spirituale della persona ritratta.
Gigliola Tallone Curatrice dell'Archivio Tallone, autrice della monografia Cesare Tallone, Electa 2005